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Grotta dei Cervi

Porto Badisco su National Geographic

Le grotte carsiche del litorale salentino sono una delle tante attrattive della zona. Punteggiano la costa e sono interessanti per l’aspetto geologico, ma anche perché alcune di esse conservano pregevoli testimonianze di frequentazioni risalenti al neolitico.

Un esempio straordinario è quello della Grotta dei Cervi di Porto Badisco. La cavità naturale, scoperta nel febbraio del 1970, è stata citata in un articolo del National Geographic per la sua particolarità.

La Grotta dei Cervi conserva un complesso pittorico unico in Europa. L’antro è molto ampio e formato da 3 corridoi, ciascuno lungo circa 200 metri. La peculiarità di questa caverna è data dal fatto di essere ricca di dipinti risalenti all’epoca neolitica e cioè tra il 4.000 e il 3.000 a.C. I pittogrammi furono realizzati col guano di pipistrello e l’ocra rossa e raffigurano figure stilizzate o geometriche, rappresentanti uomini e animali.

Ancora un tesoro nel Salento

Un tempo la fertile pianura salentina si prestava alla coltivazione di graminacee e legumi e all’allevamento di bovini, maiali e ovini, come dimostrano le molte scene di caccia e figure di animali tra i dipinti della grotta, probabile luogo di culto o santuario per le popolazioni dell’epoca. Le grotte erano vissute come un richiamo al grembo materno e non è inusuale la consuetudine di seppellire in esse corpi sistemati in posizione fetale.

I pittogrammi possono essere interpretati come riti propiziatori per le attività agricole e di pastorizia, ma non si conosce molto degli uomini che hanno dipinto la Grotta dei Cervi di Porto Badisco. Non si conosce la loro civiltà, né la loro lingua; non si sa ancora se gli scheletri ritrovati appartengono a uomini, donne o bambini. Si può solo intuire che vivessero di pastorizia e allevamento.

Lo sciamano della Grotta dei Cervi

La figura stilizzata di uno sciamano danzante è diventato il simbolo di questa grotta, che attende di essere studiata e proposta alla fruizione del pubblico.

Nella sala centrale è raffigurata una scena di caccia con figure umane, cani e dei puntini che forse rappresentano le coltivazioni. L’opera è realizzata in ocra rossa, ma altri “dipinti” sono realizzati col guano di pipistrello. Ai piedi di alcune raffigurazioni sono stati trovati frammenti di ceramiche in stili differenti, probabilmente derivanti da oggetti destinati a contenere offerte votive.

Sono quasi 3.000 le opere conservate nella grotta che ha destato l’interesse del National Geographic.

Le forme sinuose e, per certi versi, descrittive di azioni e situazioni lasciano immaginare una forma di pre – scrittura. Il tesoro nascosto della Grotta dei Cervi diverrà un’ulteriore, fantastica attrazione della feconda terra salentina.

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